Melissa Dotto

La tradizione coreana e giapponese dell'Hanami

Hanami significa letteralmente “guardare i fiori”, ed è una pratica che affonda le proprie radici nella storia e nella tradizione giapponese

Durante il periodo Nara (710–784) si godeva della fioritura dei susini, mentre nel periodo successivo (Heian), l’attenzione fu spostata sul fiore di ciliegio (sakura). Da allora, quando si dice Hanami, si pensa esclusivamente ad esso: il termine “hana” che ha il significato generale di “fiore”, in questo caso designa specificatamente il fiore di ciliegio.
Originariamente, la fioritura del ciliegio, preannunciava l’inizio del periodo di semina del riso, e veniva usato per capir se il raccolto sarebbe stato buono o meno. Si credeva che nell’albero abitasse una divinità e si lasciava ai suoi piedi delle offerte di sake che servivano ad ingraziarla.
L’imperatore Saga colse lo spunto, e cominciò ad organizzare a Kyoto, dove si trovava la sua Corte, delle feste all’aperto in cui si ammirava la fioritura, si beveva il sake e si dedicavano poesie ai fiori di ciliegio, belli ed effimeri, metafora della vita stessa.
A quel tempo l’hanami era prerogativa della classe nobiliare, ma durante il periodo Edo, divenne una cosa comune a tutti i ceti del popolo. Lo shogun Tokugawa Yoshimune fece piantare ciliegi in molte aree, incoraggiando questa usanza di festeggiare in maniera gaia e spensierata all’ombra degli alberi in fiore.
Questa tradizione continua ancora oggi, e migliaia di persone attendono ansiose questo periodo, tanto che l’Agenzia Meteorologica giapponese, ogni anno, da le previsioni delle fioriture città per città (sakurazensen) indicando quando si apriranno i primi boccioli (kaika), quando ci sarà la massima fioritura (mankai) e la sua durata (pioggia e vento accorceranno notevolmente questo periodo!).

sito web dell'Hanami

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